Gobba?.... Quale gobba?

 
S.I.V. - Sono un cartone animato

Un'esperienza che non volevo assolutamente perdere.

Fin dai primi giorni in cui ho iniziato a frequentare la Scuola di Parapendio sapevo che, prima o poi, avrei deciso di farlo.

Nella mia mente appariva come un aspetto essenziale dell'istruzione al volo e ritenevo strano che non fosse contemplato nel programma per il conseguimento dell'attestato.

Così, rimandandolo di anno in anno e aspettando l'occasione propizia, finalmente è giunto il momento di iniziare il fatidico Corso S.I.V.

Si tratta della sigla che viene comunemente usata per armonizzare un'espressione dai contenuti subdoli: "Simulazione Inconvenienti in Volo"; la simulazione sta alla realtà dei fatti come un paio di palle stanno al coregone!

In effetti si potrebbe immaginare che, trattandosi di una simulazione, tutto avvenga in maniera quasi distaccata e assolutamente tranquilla, come sarebbe per un videogioco, ma questa è solo una inutile e spensierata supposizione.

E' vero che ognuno di noi può ritenere ciò che vuole e che, nell'ambito del ritenere, lo si può fare giustamente o erroneamente, ma durante lo svolgimento del corso, se svolto come si dovrebbe, è più frequente ritenere materiale organico che altro.

Il corso si svolge sullo scenario del Lago di Garda e il programma didattico si sviluppa, fra la teoria e l'attività di volo, in tre giorni intensi a cominciare dal primo, Venerdì 17 Ottobre.

Il primo giorno è per tutti noi un motivo di assuefazione psicologica, dato che la presentazione in aula prima e le manovre in volo poi, ben curate dall'istruttore esperto in materia Fabio R., non preoccupano nessuno e ci mandano a dormire dopo cena con animi rasserenati in un clima di assoluta spensieratezza o quasi.

L'atterraggio e' una piazzola, in verità abbastanza grande, ma pur sempre impegnativo per chi vi deve mettere i piedi la prima volta. Si tratta di una "penisola" che presenta una serie di ostacoli alti quali una gru, una serie di alberi delle barche a vela lì rimessate e acqua su tre lati; il quarto è delimitato da un capannone, una fila di alberi alti e dalla strada.

Al mio primo volo S.I.V. sapevo di dover decollare, portarmi sulla verticale dell'atterraggio, puntare sull'acqua, attendere istruzioni via radio e così ho fatto.

Ero consapevole del fatto che l'esecuzione di certe manovre richiede una bella quota ed ero altresì consapevole che da quel momento avrei solo dovuto fare ciò che mi veniva chiesto.

L'istruttore ci aveva assicurato la sua assistenza per il primo atterraggio in quel luogo e confidavo cerebralmente in ciò.

Chiamo per radio e avverto di essere nella mia posizione, pronto ad iniziare.

Mi viene data la conferma da terra e si comincia con le prime manovre.

Ad un certo punto non sento più istruzioni e tutto quello che mi fa compagnia è un puntiglioso silenzio radio.

Intanto perdo quota e comincio a pormi il problema dell'atterraggio.

Chiamo ancora e dopo un istante sento rispondermi dall'istruttore: "Sì Alessandro, ho un piccolo problema qui in atterraggio, solo un istante e torno a seguirti".

Ecco, ho pensato io, figuriamoci se, dovendo avere un qualsiasi problema nella sua vita, non poteva che averlo oggi, qui e, naturalmente, adesso!

Avrei dovuto saperlo che non si inizia un corso S.I.V. di Venerdì 17.

L'attesa si era prolungata e, ormai, era giunto il momento di impostare la manovra di avvicinamento.

Mentre preparavo la "strategia" di circuito per conto mio, il proseguimento di quel silenzio radio mi confermava che quello che mi era stato annunciato come un piccolo problema doveva essersi ingigantito nel frattempo e mi autorizzava ad immaginare una serie infinita di circostanze e relative varianti che avessero potuto coinvolgere l'istruttore (gli scappa la pipì, ha avuto un attacco di dissenteria, è arrivata una pornostar e stanno girando le scene di un film hard, magari è arrivata una sua ex moglie a reclamare gli alimenti, etc.).

Comunque l'atterraggio è andato bene e senza tante preoccupazioni.

Solo dopo mi veniva riferito che c'era stata un discussione a terra con gente del circolo velistico che gestisce lo spazio da noi utilizzato come atterraggio.

Più tardi, a cena in albergo, eravamo tutti abbastanza contenti e rilassati da trascorrere fluidamente la serata fino ad esaurimento.

Eppure dentro di me una vocina esile e furba continuava a ripetermi: "Bronsch, mai abbassare la guardia Bronsch, guai Bronsch"!

Non saprò mai perché non l'abbia ascoltata e perché l'indomani mi sia alzato e, nel guardarmi allo specchio, mi sia accorto di avere la stessa faccia di Charles Bronsom.

Ho affrontato la seconda giornata di corso come l'avrebbe affrontata Charles in una delle sue migliori interpretazioni e, probabilmente questo è stato l'errore; forse, manifestando toni un pochino più dimessi, Fabio R. avrebbe usato maggiori riguardi nei miei confronti.

Non sembrava mai soddisfatto del mio lavoro in aria, dato che la vela, dopo ogni configurazione, mostrava reazioni sempre piuttosto contenute.

Per il terzo ed ultimo giorno il programma prevedeva l'esecuzione delle manovre più "puzzolenti", quelle che, dal punto di vista dello spettatore a terra, possono definirsi le più spettacolari, ma si fa presto a dire...che spettacolo !!

Inoltre, ma questo era facoltativo, si prevedeva anche il lancio del paracadute d'emergenza con successiva caduta in acqua per essere poi raccolti dal gommone di appoggio.

Fino all'ultimo nessuno di noi era ben convinto di farlo, eravamo tutti piuttosto indecisi e titubanti, ma arrivato il momento, la decisione era stata unanime: tutti saremmo finiti a mollo per provare, almeno una volta nella vita, quella parte di attrezzatura che ci era costata non pochi soldi.

E' il mio turno, il primo a decollare dal Monte Baldo quella mattina per quello che sarebbe stato l'ultimo volo del S.I.V. e, ancora una volta, Charles il freddo compie i suoi preparativi per sostenere la prova.

Sono in volo e raggiungo presto la posizione sulla verticale della piazzola da dove Fabio R. mi guiderà per le manovre.

Ricominciamo con le chiusure asimmetriche, a destra, a sinistra, poi ancora a destra, trattenute e poi le frontali, prima rilasciate e poi trattenute e ancora asimmetriche.

Mi viene da pensare: "Chissà se il suo intento è quello di distruggere la vela oppure il pilota, o forse tutti e due, forse non gli piace Charles Bronsom, magari se avessi mostrato l'espressione di Paperino Paolino..........".

Continuo a chiedermi se ne avrà mai avuto abbastanza e se non si sarà stancato di constatare che la mia vela non è affatto propensa ad avere reazioni pericolose, ma non faccio in tempo a rispondermi che sento la sua voce di nuovo in radio che pronuncia una frase dai significati che sarebbe troppo lungo spiegare: "Adesso, visto che la vela è sana e che possiamo "spingerci oltre", (buffo il fatto che parlasse al plurale) fammi un'asimmetrica destra tirando giù, insieme alla bretella "A", anche il cordino esterno della "B"".

Io, Charles il freddo, penso che non c'è nessun problema e che se lui vuole questo farò anche questo e con la stessa decisione di sempre, figuriamoci se non lo faccio; le sue richieste mi suonano ormai come dolce melodia nelle orecchie!

Lo faccio, tiro giù con forza e decisione quello che avevo agguantato e lo trattengo spavaldamente.

Subito la chiusura di due terzi di vela, un attimo di riflessione per lei, quel tanto che basta per decidere il da farsi (e lei è un tipo dalle decisioni fulminee, ve lo assicuro) e via in autorotazione negativa, la perdita di quota e la bruttissima sensazione d'essere centrifugato all'indietro in una configurazione a me per nulla familiare.

La sola cosa che riesco a fare in quel momento è contrastare col peso dalla parte della vela rimasta ancora aperta o, per meglio dire, che io presumevo lo fosse (per un lungo istante ho perso ogni percezione).

Si riapre l'asimmetrica da me provocata, ma chiude violentemente l'altra semiala, trovandomi lì con tutto il peso e innesca subito una spirale da quella parte.

Un susseguirsi di grafici disordinati e sovrapposti di scomposizione delle forze con i vettori che impazzano e litigano fra loro; hai voglia a dire: "State buoni per favore".

Realizzo che prima doveva esserci stato anche un abbattimento in avanti della vela ed ora ritornano le facoltà percettive, riesco nuovamente a vederla, sposto il peso e contrasto col comando destro.

La chiusura a sinistra c'è ancora, ma la sensazione di centrifuga sta svanendo e la vela aumenta via via il suo raggio di virata fino a farlo diventare un 360°.

Mi rimetto in linea di volo con la semiala sinistra "incravattata" nel fascio funicolare, ma, nonostante i ripetuti inviti dell'istruttore a tirare l'emergenza, voglio provare a risolverla da solo e sento di poterci riuscire, sono ancora abbastanza alto e, dopo tutto, la direzione è ancora controllabile...che vela !!

Ci riesco, la semiala si riapre e il profilo alare torna integro ed efficiente.

La paura ?

Non ho avuto tempo di averne, ero lì per essere pronto, attivo, presente a me stesso e lo sono stato fino in fondo, scoprendo anche di esserne capace, gran bella soddisfazione e motivo di autostima.

A questo punto uno sarebbe indotto a pensare di meritarsi un bell'atterraggio pulito e tranquillo, degna conclusione di un volo altamente istruttivo.

Macchè, di nuovo il tono di voce compassato dell'istruttore in radio che si complimenta con me e aggiunge: "Bene, ora proviamo il lancio dell'emergenza, veramente sei un po' basso, ma proviamo lo stesso".

Una volta, quando ero bambino, pensavo che tutti dovessero essere necessariamente comprensivi con me e che nessuno mai avrebbe dichiarato guerra alla mia naturale disponibilità verso il prossimo; chissà perché, nel tempo, questo pensiero è svanito.

Comunque si trattava dell'ultima prova da sostenere e non meno importante delle altre.

Seguendo le istruzioni via radio, provoco una chiusura asimmetrica sinistra, cerco freneticamente con la mano la maniglia di espulsione, la trovo e tiro con forza, ma avverto immediatamente un pizzico di invidia per chi sta a terra e sapete perché?

Perché la sacca di lancio non esce !!

Rimane lì, bella impacchettata sul fianco della selletta come se fosse incollata; avete mai desiderato con tanto ardore di entrare istantaneamente nel mondo dei cartoni animati??

In un attimo mi ritornano alla mente tutte le barzellette sui paracadutisti e penso: "Che cazzo ci sarà da ridere"?!

Provo ancora, meno tranquillo di prima, due, tre, quattro strattoni e alla fine la estraggo e lancio !

Guardo in basso, c'è ancora un po' d'aria sotto di me, dovrei farcela.

Intanto sento contare in radio, sono i secondi che passano dal momento del lancio e, a questo punto, non c'è più nulla che dipenda da me.

La voce di Fabio R. arriva fino a tre, poi una forte trazione alle mie spalle e un boato sordo; ci siamo, è andata penso io.

Alzo subito gli occhi e ruoto la testa a cercare la calotta bianca e rossa sopra di me, ma non riesco a trovarla, eppure si è aperta, l'ho sentita.

L'istruttore in radio: "Cerca di chiudere la vela ora, traziona le "B", srà difficile, ma tu provaci".

La vela ?

Tshè, non c'è una sola cosa al suo posto!

La vela è lì sotto ai miei piedi che picchia ostinatamente all'ingiù, il paracadute che dovrebbe essere sopra di me a frenare la caduta si è invece posizionato, ma direi più "accomodato" alle mie spalle e soprattutto io, che dovrei essere a terra a godermi gli aspetti più interessanti della vita, sono lì a fare da "terzo incomodo" o semplicemente il cretino, dipende dai punti di vista...

Con le mani tento di raggiungere le bretelle della vela davanti a me in basso, ma mi rendo subito conto che non mi sarà possibile.

All'intensità dell'aria che sento sul viso associo immediatamente il concetto di "tasso di caduta", ma quale caduta, sto precipitando !

Sono veloce, troppo, non è così che si fa !

Ricorro alla tecnica più ingenua di autocontrollo, provo a comunicare mentalmente con me stesso, ma le sole parole che trovo da dirmi sono: "Ehi amico, stai per avere un problema, un grosso problema, amico".

In effetti non mi sono di grande aiuto.

La voce dell'istruttore in radio: "Stai tranquillo, non preoccuparti, il gommone sta arrivando lì a recuperarti, aspetta calmo in acqua che ti aiutano loro".

Sai a me quanto me ne frega del gommone, adesso.

E poi aiutano chi, che cosa, quello che rimane ?

Oddio come vengo giù, ci siamo; ricordo le ultime cose da fare, piedi uniti, ginocchia unite e leggermente piegate, irrigidisco gli addominali e mi preparo all'impatto.

Toccare l'acqua con i piedi e vedere aprirsi una voragine buia dalla forma conica è tutt'uno.

Trattengo il respiro, obbligato nella posizione con la testa totalmente immersa a faccia in giù sgancio rapidamente l'imbrago, gli attacchi a sgancio rapido, che grande trovata!

Tutto è avvenuto nello spazio di un centinaio di metri, forse meno.

Arriva subito il gommone e mi sento tirare su come uno straccio bagnato.

Niente danni, niente complicazioni e nessun problema, neanche per il recupero dell'attrezzatura.

Mentre torniamo verso riva uno dei tre dice; "Però, sei venuto giù veloce, eh"?

Io prima penso.....ma che ne sa questo della velocità, poi rispondo: "EH EH", come ad ostentare naturalezza, ma mi rendo subito conto di essere sembrato cretino, quindi mi raccolgo nel mio educato silenzio, pensando che di fragore ce n'era stato già abbastanza.

A terra raggiungo l'istruttore per avere subito qualche indicazione e ricevere i suoi commenti.

Lui me ne elargisce immediatamente uno: "Complimenti per il tuo -acceleratore di particelle-".

Lo dice riferendosi al paracadute di emergenza e io non posso fare a meno di riderci su; anche in considerazione del fatto che lo stavano già facendo tutti intorno a me, in fondo, cose del genere non possono che renderti la vita meno noiosa, penso io.

Un commento personale a fine corso e le mie considerazioni: "Grazie, siete fantastici, siete meravigliosi, grazie per esserci, vi amo tutti, yeah".


STARRING:
· METAMORFOSI (ma qui ci vorrebbe un capitolo a parte)


· SOUL by UP


SPECIAL THANKS TO:

Alessia

Alfonso (Trota)

Amedeo

Cristian

Fabio

Fabio R.

Isabella (Pic)

Luca

Massimo

Maurizio (Professore)

Mauro (Filosofo)

Roberto (Valvola)

Valentina (Fraschetta)

al Comune di Malcesine sul Garda

e a quel gran tritapalle di posteggiatore al parcheggio della cabinovia
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Hey guys, move your Soul, let your Soul be your pilot !




Alessandro Guerrini [Bronschhh]
Pilota VDS