Gobba?.... Quale gobba?

 
Il mio primo biposto

L'idea è nata da sola, facendosi strada piano piano e senza incontrare ostacoli, tanto che alla fine, considerata l'esperienza maturata nel tempo e quella aggiuntasi con il corso SIV (Simulazione Inconvenienti in Volo), mi sono deciso a comprare un biposto per poter condividere le mie sensazioni, magari anche quelle di terrore, con qualcun altro.

E' logico che anche nel biposto c'è sempre una prima volta, ma qui le cose stanno diversamente dal primo volo in singolo.

Innanzi tutto non c'è il patema dato dall'evento e poi è tutto più rilassante (questo vale per il pilota): la sola vera incognita sta nel pilotaggio in aria del quale, fino a quel momento se ne conoscono solo i racconti degli altri praticanti.

Dopo una giornata trascorsa in campetto per acquisire dimestichezza nella manovra di gonfiaggio, arriva il momento di "gustare" il primo volo.

Paola, pilota del gruppo anche lei, si presta volentieri e fiduciosa ad assumere il ruolo di passeggera e questa sua apprezzabile disponibilità fa sì che un pomeriggio di una certa domenica lei ed io ci troviamo faccia a faccia sul pendio di un monte che domina la valle di Solda, le tute indossate, a chiederci reciprocamente sempre le stesse due cose: "Sei pronta ? Che facciamo ? Io sono pronto, tu sei Pronta ? Che facciamo, si va"?

In effetti aspettiamo che il vento forte dia i primi segni di stanchezza e ci permetta di effettuare un decollo in assoluta tranquillità, proprio per non lasciare nulla al caso.

Una volta imbragati e fatti i controlli siamo pronti e si parte. Gonfiaggio della vela perfetto, decollo pulito, di quelli che manderebbero a letto senza cena anche un gabbiano di scogliera e via verso la condivisione di intenti, lei ed io, coinvolti da quel momento magico.

A questo punto, con un sole caldo e coloratissimo sulla cresta del versante opposto, non c'era più nulla che potesse distoglierci da quell'incanto e preoccuparci.

Lo sapete, ci sono momenti nella nostra vita in cui ognuno di noi si sente autorizzato a chiedersi se la nostra percezione delle cose sia quella esatta oppure no, ma, nel dubbio, ci rispondiamo sempre che tutto va bene, che è solo un'impressione e che se anche andasse male tanto poi si aggiusterebbe ogni cosa.

In realtà mi ero subito accorto di qualcosa di strano, ma che dico, di stranamente insolito piuttosto.

Trazionando il comando destro così come ho sempre fatto da anni col singolo la vela non accennava a rispondermi.

Traziono nuovamente e con un po' più di forza, pensando che forse era naturale che avesse i comandi più duri, ma la vela continuava a disubbidirmi, nel suo ostinato proseguire diritta, senza poi motivarmi un tale inaspettato comportamento.

All'aumentare delle mie perplessità e all'agglomerarsi veloce delle mie preoccupazioni iniziavo a pensare: "E adesso come faccio a dirglielo, se fossimo a terra almeno potrei camminare nervosamente davanti a lei e indugiare qua e là quel tanto che basta per non terrorizzarla, ma qui è tutto diverso"!

Paola, non devi assolutamente preoccuparti, sai, non so come dirtelo, ma vedi, dai primi istanti di pilotaggio, sono scaturiti tre elementi per noi piuttosto determinanti allo stato di quelle cose che, al momento, ci riguardano entrambi: uno, questa vela è velocissima - due, non frena - tre, va solo dritta perché non sente i comandi.
Però non è certo il caso di preoccuparsi, dai ci sarà pure una soluzione, o no?

....No, questa non era la maniera giusta, non avrebbe mai capito e certamente il panico si sarebbe subitaneamente impadronito di lei.

Forse era il caso di essere più diretti e concisi come ad esempio: "Paola (con voce fortemente interrogativa e allegra), non so come dirtelo (e questa è una premessa che è sempre bene usare nei momenti importanti o solenni), ma siamo fottuti perché stà vela non gira e non rallenta e guarda che non è mica colpa mia eh (questo con tono scherzoso e vacanziero)"!

Ma neanche questo sarebbe andato bene e così, alla fine, ho deciso di stare zitto o, al massimo, sfoderare qualcosa di interlocutorio e lei me ne forniva subito lo spunto dicendomi: "Che bello, come si sta comodi con i distanziali"!

Questo dopo essersi sistemata dentro la sua selletta ed io di rimando: "Mh mh, sì sì che bello, è bello stare comodi, eh eh"!

Ma mentalmente consideravo "pensa che culo sfrangersi contro le rocce seduti in poltrona, non capita mica a tutti"!

Dai stringiamo il costone sulla destra, le dico e proviamo a coordinare lo spostamento del peso.

Un prepotente sollievo si impadronisce totalmente di me alla constatazione che col peso caricato all'interno la vela ubbidisce docile al comando.

Il vario è posizionato sulla coscia destra della passeggera in maniera fasciante ed io, guardandolo, non posso fare a meno di pensare: "E' lì che, generalmente, impazziscono i variometri"!
(Oh Gianfy, non volermene, oh no).

Siamo ad una trentina di metri sul pendio e voliamo "a granchio" col vario a zero; non è il massimo della prestazione ma, data l'ora e il progressivo diminuire delle condizioni, possiamo accontentarci.

Dopo un paio di minuti entriamo in discendenza leggera (-1 / -2) e decidiamo di tornare indietro, seguendo il pendio nell'altro verso.

Quindi un'altra ondata di sollievo nel constatare che lo spostamento coordinato del peso determina con successo il nostro 180 a rientrare.

Proseguiamo tranquillamente fino al momento di vedere annerire la scala del vario che evidenzia un "-4" persistente e quindi si decide di abbandonare il pendio per raggiungere la verticale del nostro atterraggio.

Lei gestiva le comunicazioni radio, quindi le chiedo di farsi dare direzione e intensità di vento dall'atterraggio.

Dopo poco ci arriva la risposta chiara e concisa: "Vento zero"!

Questo significava che potevamo atterrare in qualsiasi verso.

Passo i comandi a Paola, ma, dato che per me era il primo avvicinamento in biposto, le lascio spazio per una sola virata ed inizio presto ad impostare il circuito.

Siamo in ottima posizione per cominciare la serie di "otto" che avviene puntualmente come una matassa che si stende fra due "importanti" riferimenti a terra; due alberi giganteschi.

Si tratta di un circuito di smaltimento di quota che avrebbe fatto invidia a un nibbio, tanto eravamo coordinati.

Qui comprendo come i punti di vista possano differenziarsi e non poco, in stretta dipendenza dal ruolo della persona.

In biposto, ad esempio, per il pilota quegli alberi sono gioiose e spettacolari manifestazioni della natura, per il passeggero ostacoli fastidiosi di lignea consistenza, inadeguati, nella circostanza, a qualsiasi tipo di approccio conoscitivo.

Infatti, durante l'ultimo "braccio" di circuito lei emette un suono vocale che giunge alle mie orecchie con una gran quantità di allegati sottintesi, ma significativi: "Ooh"!

Il monosillabo era del tutto intenzionale e si riferiva alla presenza di una delle due grosse piante sulla nostra rotta.

Comunque eravamo ancora distanti, ma intuisco la preoccupazione di Paola perciò le rispondo con un altro monosillabo: "Eeh"!
E lei di nuovo, ma stavolta con voce strozzata: "Ooh, c'è l'albero"!
Io: "Sì, lo vedo".
Lei: "E allora"?
Io: "Allora cosa"?
Lei: "Ooooh, l'albero"!
Io: "Ma sì, lo vedo"!
Lei (sempre più concitata e a denti stretti): "Che facciamo, non viri"?

Intanto era arrivato il momento di farlo davvero quindi la mia risposta è stata: "Dai, novanta a sinistra, dentro il peso adesso"!
La virata, precisa e rapida ci porta ad entrare in un finale che termina puntualmente al centro del campo; peccato che mancasse metà del "carrello" e che avessimo una lieve brezza alle spalle, altro che vento zero: immaginate voi il resto.

Io posso solo dirvi che, in quel momento, qualsiasi specie volatile ci avrebbe sputato addosso più e più volte.

Più tardi, al calare della sera, lei ed io, educatamente seduti davanti a un bicchiere di vino, minimizzando sull'atterraggio, ma ricordando il nibbio e il gabbiano di scogliera, pettinavamo le nostre piume cangianti al bagliore della luna.

Ancora oggi, se passate da quelle parti, potete osservare una famiglia di falchi pellegrini, mortificati dal nostro veleggiare e non più spavaldi come un tempo.

Oh sì, certo che le cose sono andate così!



Alessandro Guerrini [Bronschhh]
Pilota VDS