Gobba?.... Quale gobba?

 
Il Deserto
26 04 2006







Il deserto e' marchiato a fuoco dal piatto significato dei suoi sinonimi piu' comuni, che spesso lo riducono ad aridita' e desolazione, depauperandolo ingiustamente dalla sua ricchezza.… la stessa parola araba, Sahara, vuol dire 'nulla'. Ma la sensazione predominante nel percorrere i km di piste polverose e sterminate niente ha a che vedere con la freddezza siderale insita nell'idea preconcetta che ci si fa di questo paesaggio, invece straordinariamente vivo.
Forse perche' gli estremi sempre finiscono per ricongiungersi, nel deserto si riesce ad abbracciare, per infinitesimi preziosi istanti, la nozione del tutto e della piccolezza dell'umano. Nel deserto, la confusione normalmente solo astratta tra spazio e tempo si fa tangibile in modo lievemente preoccupante, e dalla estensione infinita di paesaggi dal colore caldo, discende come in una colata di benessere l'impressione di quello che deve essere l'eternita'; di come il tempo che ineluttabile scorre sia in effetti anche fissabile in un fotogramma, in un unico istante che tutti i momenti racchiude, per sua stessa essenza.
Ci si ferma nell'immobilita', nella assenza di vita, nella fermezza di quanto sulla terra non e' addomesticabile. Come esistono raffigurazioni di non luoghi, il Sahara e' invece luogo per antonomasia, e lo e' cosi' tanto da annullare il suo stesso spazio. Solo l'orizzonte puo' fermare la lunga corsa dello sguardo, che si perde in un viaggio liberatorio, vagando a perdifiato e bloccandosi solo di tanto in tanto, ipnotizzato, su qualche affascinante fata morgana. E' forse il silenzio turbato solo dallo scorrere dell'aria, del quale orecchie solitamente sovraesposte si possono finalmente beare, ad accentuare il piacere degli occhi da sempre costretti a visioni anguste? Le distanze perdono, nel silenzio, il loro abituale significato: oggetti immobili, abbandonati al deterioramento del tempo appaiono in lontananza, enormi ed improvvisi, senza mai approssimarsi, per poi di colpo pararsi a qualche metro, insolenti nella loro piccolezza ed inattesa vicinanza. Anche loro, comparse inesorabili di un lunghissimo film muto, e di cui solo la natura puo' testimoniare del tempo trascorso li'.
Analogamente immutabili sono i paesaggi, eppure mai monotono appare lo spettacolo di queste terre, sempre uguali a se stesse ma sorprendentemente variegate, armoniosamente articolate in una moltitudine di panorami in cui cambiano la dimensione e la disposizione degli elementi minerali presenti. E si passa dalla presunzione brulla di tondi sassolini multicolore, disposti su una distesa piattissima di terra sabbiosa e grigia nell'ordine perfettamente regolare di un semplice algoritmo, alla pienezza maestosa delle dune rossastre, che come onde si stagliano all'orizzonte; dalla freschezza delle ampie distese di sabbia, finissima come polvere d'oro, al cupo e desolato deserto vulcanico, punteggiato da una fitta coltre di pietruzze tutte uguali, nere come la pece.
Il deserto e' multiforme, e' una meravigliosa manifestazione della potenza degli elementi, tanto piu' inebriante quanto meno vivi essi sono, fissi e definitivi, primordiali e raggelanti, ma pur sempre sornioni nel loro ironico sguardo su di noi, in confronto affannati, morbidi e umidi, irrilevanti e minuscoli, terribilmente mortali.


Testo di:
smr
pilota V.D.S.

Foto di:

mm°
istruttore V.D.S.