Racconti di volo  e dintorni



Flaitur Sicilia 2010
aggiornato il 14 04 2011



[destroooooooooooooooooooooooooooooo!]


Oltre sei mesi di durissimo campetto scuola sono trascorsi dalla prima lezione di fine estate a quel giorno.

Causa limitazioni di tempo e meteo bastardo, la mia esperienza con la vela si limitava a tre-quattro voli al campetto, tanti gonfiaggi (quasi tutti sbagliati), e nulla più.
A parte tanta voglia.

Il duro ma buon Maurizio ritenne però che anche io, Pollo 3, fossi “maturo” per vivere la gioia del Flaitur siciliano, mio primo Flaitur, il mio primo volo alto.
Un solo, giusto vincolo: avere l’attrezzatura di proprietà.
Decido che si può fare….., si deve fare…… “comprerò l’attrezzatura”.

Sèèèè …….. pare facile…… e quale vela compro????
Notti insonni, poi in confronto con l’ottimo Maurizio, scioglie il primo dubbio; si decide marca e modello: EDONIS di Wings of Change.

Sèèèè …….. pare facile…… e che colore scelgo????
Sulle tribolazioni emotive e le sofferenze spirituali che vive un qualsiasi allievo alla scelta del colore della prima vela, potremmo scrivere un saggio, ma andiamo oltre.

Vela gialla e alieno nero. Tiè!!!

La vela arriva pochi giorni prima della partenza per la Sicilia.
Neanche il tempo di aprirla e guardarla; decido per entrambi (me e la vela) che ci toccheremo per la prima volta solo in occasione del nostro primo volo alto (alle vele giovani piace molto che il proprio padrone decida in modo maschio e autorevole e per loro la prima volta è molto importante).

Arriva il giorno tanto atteso dello sbarco in Sicilia.
Arriva anche la prima delusione: piove.

Dopo un giorno sprecato e la prima notte in tenda sotto la pioggia battente, sono in tempesta ormonale come un adolescente che sa, che di lì a poco, “la” vedrà per la prima volta.

Ho vogliaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!

Al riguardo confesso che la forma a cuneo molto allungato che la mia tenda assunse quella mattina, non dipese dal design della tenda stessa (che è quella tonda di Decathlon), bensì da….. vabbè, avete capito.

Aperta la tenda il meteo appariva clemente: forse oggi riusciamo.

Così è; si va in decollo.

Dopo minuti…., quarti d’ora…, mezz’ore che sembravano eterni, arriva il mio turno.

Apro la vela……la prima volta fuori dalla sacca, la prima volta sotto la luce.
La mente si appanna, la lucidità si attenua, la mente vola, perdi le capacità cognitive, percepisci una luce bianca alla fine di un tunnel scuro, rivedi le fasi più importanti della tua vita.
Aprire la prima vela… , come farsi la barba la prima volta, come fumare di nascosto la prima sigaretta, come accendere per la prima volta il primo motorino regalato da papà e mamma per la promozione, come sbottonare la prima camicetta alla prima fidanzatina.
Come farsi la prima……., vabbè, avete capito.

Ma che bel rumore fa la vela la prima volta che la tocchi, “scrocchia” come un biscotto sotto i denti, sembra viva.

Adesso ci siamo davvero… sono in decollo sul pendio di Pollina, sono imbragato, controlli fatti, bretelle sulle braccia, comandi in mano, la vela alle spalle, Maurizio di fronte.

Per noi superpolli non è un decollo facilissimo, un po’ ripido, un po’ corto, specie con decollo all’italiana, il vento soffia anche un po’ a raffiche.

Maurizio aspetta il momento giusto, io sono carico a pallettoni, una corda di violino pronta a rilasciare melodie celesti, guardandomi dall’esterno mi immagino come un atleta pronto a sbranare gli avversari per balzare verso la sua medaglia dorata.

Invece sudo come un maiale, sembro piuttosto Fantozzi ansimante di fronte ad una conturbante signorina Silvani.

Ma ce la farò.

Finalmente Maurizio da l’ok; mi rassicura, mi mima ancora una volta la manovra, dice….. “ORA”.

Un ultimo velocissimo pensiero prima di concentrarmi sulla manovra……. “tra poco volerò sul mare…….”.

Corro, lascio andare indietro le braccia, sento la vela alzarsi.

Si alza, si alza, si alza.

Accidenti sta ruotando…….. la semiala destra si alza di più, quella sinistra resta indietro e più bassa.
Accidenti si sta complicando.
Accidenti fa come gli pare.

Maurizio mi “sussurra dolcemente” la manovra correttiva: “ CHE CAZZO FAIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII, VAI SOTTO LA VELA E ABBASSA IL COMANDO DESTROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO….. DAIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII”.

Adesso so cos’è la sindrome del “pollo impazzito”.

Obbedisco prontamente e abbasso con vigore il comando sinistro.

Porca troia……. dovevo abbassare il destro!!!


Testo di:
pollo 3
allievo V.D.S.
Foto di:
samanta






[avevo detto destro!]