Racconti di volo  e dintorni



Tutto inizia con una domanda, cos’è?
aggiornato il 23 09 2010






Tutto inizia con una domanda, cos’è? E' di quelle cose che quando le guardi ti lasciano con un’ espressione da cretino.
Smetti di fare qualsiasi cosa, hai lo sguardo vitreo che fissa il cielo e la bocca semi aperta di quelle che, se lasciate così per più di 5 secondi, ti ritrovi con un rivolo di bava da un lato.
Però è così, ti ha preso, ancora non sai nulla, ancora non sai cosa… lì nasce la seconda domanda: perché non io?
Ed eccoti una manciata di giorni dopo che fai su e giù per un pendio erboso nelle giornate più belle che la stagione possa tirar fuori, di quelle in cui il 99% della popolazione sana di mente usa andare al mare.
Tu no, ti ritrovi vestito come faresti normalmente a Novembre, solo che oggi fa 35°. Visto da fuori sembra tutto una pazzia : scarponi, pantaloni lunghi con maglia altrettanto lunga ed una vela sulla spalla che da sola è più del 50% dei metri quadri del mio appartamento. Tutto questo agglomerato informe che va su per una ripida salita.
Arrivato in cima al pendio distendo la vela e preparo le bretelle con religiosa attenzione, come se si fosse li ad eseguire un rito propiziatorio di quelli che si facevano prima dell’attuale inciviltà moderna, dove le cose riuscivano bene perché gli si dedicava tutto il tempo necessario. In questo caso, si torna indietro di secoli, prendi contatto con la vela, la carezzi, e sotto- sotto le parli anche, cerchi di conoscerla e di farti conoscere; stesso discorso con le bretelle e la tua imbragatura.
Monti il tutto e cerchi di eseguire le istruzioni che ti dice ( e a volte grida) colui che ti porta per mano in questo meraviglioso modo: Maurizio.
Il mio lavoro porta ad aver a che fare con ciarlatani, onesti, truffatori e quant’altro, ed è necessario per la mia vita professionale capirlo subito chi hai davanti, quindi la diffidenza fa parte di me.
Maurizio è un uomo che appena visto ti fa crucciare un poco la fronte e alzare un sopracciglio, ma una volta che ti spiega anche solo come allacciarti le scarpe capisci che lui sa e non parla a caso, dote molto rara.
Sa tante cose sul parapendio e di altre “situazioni”, un uomo al quale dai fiducia, capisci che se la merita, quindi semplicemente ti affidi a lui.
Torniamo ai 35° nel pomeriggio di fine Giugno, dopo l’ennesimo sali e scendi dal pendio, mi fermo per riposarmi, quando sto per ritornar in cima, Maurizio mi chiama a sè, mi guarda e mi dice “aspetta”.
C’èra qualcosa di strano nell’aria, erano già un po’ di discese che non imprecava con me e almeno un paio che non mi urlava più contro. Ho scartato subito l’ipotesi di un imminente infarto poiché urlava ed imprecava con Paola, quindi fisicamente stava bene; però quasi non gli interessavo più. Torna dalla macchina con una cinghia ed io istintivamente mi copro il fondoschiena, penso: “ora passa direttamente alle pene corporali”. Ma prima di slanciare il primo passo per darmela a gambe, vedo che passa la cinghia sull’albero.
Scena già vista… oggi si vola!
Faccio il disinvolto mentre mi piazzo su questa specie di altalena per vedere e misurare il mio sellino, il cuore rallenta e si contrae e decontrae come non ha mai fatto prima.
Lui prende due radio, le aggancia alla mia imbragatura e mi affida, per la salita e la preparazione della vela, a tre “nonni” del vecchio corso.
La salita fino alla cima del monte è ripida, con l’erba alta e piena di spine, non te ne accorgi tanto sei concentrato a placare tutti i dubbi, pensieri e… sì, la paura.
Manco a farlo apposta, il giorno prima Taricone ha pensato bene di mischiarsi ossa ed interiora facendo una manovra azzardata con il paracadute schiantandosi così a terra.
Morto.
Paracadute e parapendio sono differenti è vero, ma alcune cose le hanno in comune; quindi un po' il pensiero ci va sempre, un po’ la processione delle telefonate di amici e parenti che ti davano già per spacciato, la fifa era tanta.
Arrivo in cima sudatissimo, il mio amico di ventura Claudio parte prima di me, io quasi non me ne accorgo tanto ero intento a sistemarmi le cose fuori e dentro di me.
I “nonni” del vecchio corso, gentilissimi, si prendono cura di me come se fossi una donna incinta, ripassiamo insieme le cose da fare e non fare, poi uno di loro “ Paolo è pronto per il decollo”.
“Paolo avanti”.
Chi, io? Ma no, parliamone, discutiamone, ma siamo sicuri che è tutto in ordine?
“il vento è buono”
poi sento urlare i nonni: “corri - corri – corri, non ti fermare finchè non decolli”
Corro…
Il vento cambia leggermente e mi spinge verso destra, ecco lo sapevo, non ce la faccio, sono partito lentamente e poi l’erba è troppo alta, non riesco a spingere come si deve, non ho grip, lo sento che quando spingo vado a vuoto…
Poi guardo i piedi, volo, sembravo la brutta copia di Willy il Coyote quando corre e non si accorge che è nel mezzo di un burrone, solo che io volo. Semplicemente volo.
“Crrrrrr….vira a sinistra” Maurizio con la radio mi guida dal basso.
“crrr…dai che sembra che c’hai una scopa in culo” Maurizio con la radio che mi incita dal basso.
Il volo sarà durato una manciata di secondi, mi ricordo solo dei flash, mi è sembrato tutto naturale, ha funzionato esattamente come mi è stato descritto.
Stupito, incredulo, è di quelle cose che quando le fai per la prima volta ti lasciano con un espressione da cretino, hai lo sguardo vitreo che fissa il cielo e la bocca semi aperta di quelle che se lasciate più di 5 secondi ti ritrovi con un rivolo di bava lato bocca.

Buon volo a tutti.

Testo di:
paolo d'agostino
allievo V.D.S.
Foto di:
paola giordano
perditempo






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