Racconti di volo  e dintorni



Storia di una tacchinella impazzita finita in acqua perché in fase di ampia sopravvalutazione delle proprie capacità, non (solo) a causa di solita megalomania da tacchino impazzito bensi' per colpa di frequentazioni sbagliate ed eccessive di gruppo di alieni impazziti.
Istruzioni per l'uso in caso di necessità.
18 04 2007


[stallo #1]


Esco seria in volto.

Devo fare uno stallo. Buttare giù i comandi fino a sottoalculo a 400 metri dalla terraferma-in-questo-caso-mare. (clicca sull'azzurro per leggere altri racconti)

Perché? Così, il motivo della persona adulta è che sarà utilissimo per il mio futuro da pilota, quello della bambina è che mi diverte, e quello da animale è la curiosità di provare ancora. Poi c’è il motivo della perfezionista, farlo perfetto. Rrroar. Prevale ovvia la bambina scema, mi sprona l’emozione da montagne russe al luna park.

Strizza e un sacco di voglia, consapevole incapacità da tutti i pori. Esco. Petto appoggiato sul pettorale (tette sul tettorale?), tensione vibrante, il giro di comandi fatto trecento volte per evitare asimmetrie. Lo faccio. Lo disfo. Lo rifaccio. Lo disfo. Lo rifaccio. Lo disfo. Lo rifaccio. Lo disfo. Lo rifaccio. Ok adesso va bene, non è trequarti di giro non è mezzo giro è uno, identico per ogni comando, sempre che il nodino vicino alle maniglie sia fatto esattamente alla stessa distanza ma questo non posso saperlo, devo prendere questa come una ipotesi. Bene. Ferma così.

Vado vado vado, ok, ce la faccio! Il mare si avvicina oddddioooooooo si avvicina il momento. Tranquillo briefing via terra, (certo tu stai a terra che ti frega. Voi tutti state a terra che vi frega) ma anche ameeee che mi fregaaaaa non mi obbliga nessuno oooooo eppure c’è il diavoletto che mi impedisce di fermarmi. Lo DEVO fare e questa inevitabilità mi riempie di ottusa gioia.

Un pelo di destro verso il mare, mi dice la voce amica. Nessun movimento, tipo primo volo. Dai, un pelo di destro verso il mare, ripete la voce amica, paziente anch’essa come al primo volo. Doh, penso. Paralisi stupida. Sono Homer Simpson, mentre penso col cavolo!! TIE’!! Un pelo di destro verso il mare a tua sorella! Un pelo di destro verso il mare, ripete la voce più decisa e ferma nel suo noto ruolo. Paresi totale, ma va bene, piccolo sforzo di movimento, almeno mi lascia perdere. (e poi essere arrendevole con lui mi dà il brivido, n.d.a.)

Bene così. Ma perché non sono rimasta dentro terra, almeno magari mi diceva hai perso troppa quota. Adesso non ho più scuse.

Aspetta ancora un attimo, vai più verso il mare. Figo… Ancora qualche secondo di tranquillità. Ok quando vuoi. Come quando vuoiiiiiii!!! Se non mi dai il via non ce la farò maiiiiii!!!! Sì ce la faccio. No. Sì. No. Sì. No. Meno male che mi dice vai, butta giù tutto. Vado e godo, ormai è troppo tardi per eseguire altre manovre conosciute, ho i comandi e il blu sotto al culo che figooooo sono arrivata al punto di non ritornoooooo…… ma i comandi sono duri, duri, durissimi, sento che è il momento della verità. Non mi posso fermare, non ho ricevuto briefing sul prestallo e le sue possibili conseguenze. Sta per cedere (perchè, bastarda? Non sono capace, abbi pietà di me). Silenzio…… pausa…. Dai che non mi segue…….EVVIA CI SIAMO GIU’ TUTTO!

Uuuuuuuaaaaaaaaaabbbrraaaaaaaaaaaaammmmmmmm gran casino, caduta a destra a sinistra, occhi chiusi strizzati, sembra una giostra rotta e impazzita. Ancora una volta mi sono buttata i comandi sotto al culo a 400 metri di altezza, il barlume di lucidità mi chiede perché e ridacchia, sto imbecille. Lo ignoro snobbissima e tengo le braccia ostinatamente piantate tipo bastoni di legno, mentre un tarletto insidioso mi dice che dovrò mollare piano piano e che lì inizierà il casino. Chissenefrega casomai arrivo a terra così, mi rassicuro. Quindi tanto vale provare a farla riaprire.

Inizio, alzo la testa, vedo la vela con le bandelle ballerine, una avanti una indietro, una avanti una indietro, una avanti una indietro, osservo e penso ooooops, qui c’è qualcosa che non va, avevo deciso di guardarla ma forse non è stata una buona idea, l’altra volta non ballavano il tango le bandelle. C’è un ordine nell’avanti e indietro che fanno, eppure, come emule mentre scarica, mi dico che forse lei non ama essere osservata. Il balletto infatti si conclude incazzato, la stronza contenta di essere finalmente lasciata andare mi finisce quasi sotto ai piedi, la vedo lontana e bassa e penso dai, basta, smetti, scherzavo, era per finta.

Si ferma 30 gradi sotto di me ed il cordiname è tutto molle, la vela si avvicina un po’, penso stai lontana, magari è così che si inizia a caderci dentro, poi la vedo risalire e penso ok, è finito il tormento!! Yu-huuuuu ce l’ho fatta!!

Sta risalendo sulla mia testa e tra poco staremo librandoci veloci in volo lineare!! Mentre le chiedo perdono per la violenza, vedo che dal lato sinistro verso cui si è abbattuta due cassoncini si chiudono leziosi. Penso che sia il colpo di coda di un comprensibile capriccio, sorrido, attendo che torni buona sulla mia testa senza dubbi, non è certo un problema, ho visto chiusure ben peggiori, anche del 70%, questi invece sono due cassoncini, che vuoi che sia, ohilalà, ma niente, oh c'è una chiusurina adesso anche a destra, ma è minuscola anche questa, e comunque la vela sta tornan…. BBBBBBBBBRRAAAAAAAMMMMMMMMMMMMM BUUUUMMMMMMM SWIIIIIIIIISSSSHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH FIUUUUM FIUUUUUUUUUUUU CAZZZZZZZOOOOOOO ECCO COS’E’ UN’AUTOROTAZIONE!!!!ADESSO HO CAPITO!! Bastano due cassoni!!! Me lo potevi dire bastarda. QUALCUNO me lo poteva dire (detto di tutti i tacchini e polli impazziti, nessuno me l’aveva detto).

La voce amica che per radio mi dice, calma, ‘asimmetrica, asimmetrica, asimmetrica’ mi fa ridere. Altro che asimmetrica. Asimmetrica-fu, anni-luce fa, forse, e neanche, una chiusuretta così…. dall’asimmetrica veniamo e all’asimmetrica torneremo? Che cavolo, intanto l'ala è diventata dura quanto…. Ahem.. è dura, molto dura. Sembra di legno, sta cosa piatta davanti a me che mi tira dai moschettoni. Ché ti tiri? Stai facendo tutto tu. Col sorriso impotente prendo la bretella della parte aperta, giusto per fare il gesto, consapevole che ormai è tardi.

Poi afferro decisa i comandi, se adesso riesco a ristallarla sono un mito, ma sono rigidi come …. Ahem, sono rigidi. Penso dai che stronza, dovresti accettare il confronto, questo non è leale, sarò abituata ma… ooooops mi sa che vado in acqua così. E dopo la pretesa di dialogare con la vela impazzita, ecco il pensierino più stupido che fa capolino: CHE FIGO SONO LEGITTIMATA A LANCIARE L’EMERGENZA!!!

Mi sento un misto tra Indiana Jones e James Bond mentre mi volto lucida e decisa sul lato destro, ta-taaaaa, afferro la maniglia e tiro decisa, la faccetta senz’altro soddisfatta del gesto maschio. La fettuccia nera che taglia a metà la pod e blocca l’uscita della mia emergenza sarà lì per qualcosa, penso incerta ma ancora soddisfatta. Chissà per cosa, proseguo nervosa come per un torto subito mentre mi accanisco a tirare, ancora fiera del gesto deciso ma troppo insicura del risultato. Fanculo, non serve a niente sto blocco nero, solo a farmi fare brutta figura, immagino incazzata mentre ficco la mani tipo scalpello dentro la pod, a mò di violenza carnale. Non esiste che questa cosa nera mi ha bloccato l’uscita dell’emergenza, questo è uno scandalo, adesso bisognerà risolvere questa cosa, mi dico con l’espressione tra il fatalista e il corrucciato di chi cerca consensi negli altri astanti in fila alle poste, di fronte a un disservizio.

Finalmente la tiro fuori da sopra la fettuccia nera. Ouf. Il pensiero di aver scelto un lato nella concitazione degli eventi mi sembra geniale nella sua stupidità. E la poverina esce, si libera, la butto verso il mare più giù possibile tutta contenta di vederla approssimarsi al blu dell’acqua, come qualcosa che cade. Deve essere così. Perfetto. Poi la rotazione, l’inclinazione, la velocità, il mare il sole le stelle il cielo la luna il blu la spiaggia e l'amor.

Il fascio dritto del paracadute fa il bel movimento di una lancetta di orologio in senso antiorario, risale. Peccato che da quella parte ci sia ancora il fascio della vela, penso con orrore seguendolo con gli occhi.

Oh cazzo l’ho lanciata nel fascio, mi dico (a 10 secondi dal lancio) mentre i cordini spessi e molli dell’emergenza si vanno a scontrare inevitabilmente con quelli della vela. Ma è lì e si apre!! Rossa e bianca, e tutta!!! Funziona!!! Non è uno scherzo!!!

E plouf.

Sono mollemente arrivata al mare. Troppo presto. Potevo ancora fare grandi cose, tipo ripiegare tutta la vela e riporla ordinatamente nella sacca prima di affrontare il tuffo, fantastico, visto che non ho saputo affrontare il pietoso inconveniente almeno potevo fare la figa e arrivare all’acqua con la sacca chiusa e asciutta.

Mi ero sempre burlata, arrogante, dell’autorotazione, almeno così mi riscattavo con me stessa.

Invece, l’apertura del salvagente è arrivata prima della cosapevolezza dell’acqua. OK, nuova fase, veloce, mi devo togliere l’imbrago! Un-due-un-due-un-due. No, prima i guanti. Con i guanti non ce la farò mai. Ma non voglio perdere i guanti, penso con la mobilità di uno scarafaggio o di una tartaruga finita a schiena in giù. Voi ridete, ma il collo mi fa ancora male... Via i guanti, collo teso. Pancia in dentro. Un-due-un-due.

Li terrò tra i denti.

Sgancio il cosciale destro, guanti in bocca. Il sinistro è incastrato. Guanti nella bocca che ultima le riserve di saliva. Sgancio il pettorale. Il cosciale sinistro è incastrato. Ok sto bene toglietemi questo cavolo di salvagente, anzi no meglio che c’è visto che la selletta mi spinge la testa nel mare. Il cosciale sinistro è incastrato. Ridacchio stupidamente, guanti nella bocca secca. Sono finita in acqua. Ho voglia di liberarmi e nuotare in questa acqua calda per riposarmi da tutte queste fatiche. Il cosciale sinistro è incastrato. Forse se perdo i guanti non è un grosso problema. O sì? Perdo la capacità di valutare l’importanza della perdita dei guanti. Se li perdi in campetto è un conto, se finisci in acqua è altrettanto grave? Decido che diventa più importante mantenere la lucidità per conservarli e stringo i denti. Un-due-un-due. Il casco!! Forse sto più comoda senza. E’ facile toglierlo e lo lascio li, dopo aver verificato attenta che galleggia. Grosso e bianco, non rischio di perderlo. Il cosciale sinistro essendo incastrato, alla fine decido di mollare i guanti e dedicarmi a sbrogliare i cordini dagli scarponi. E’ facile tenere un piede in aria, con il salvagente che ti tiene rigidamente su, e mi tolgo i cordini dagli scarponi. Chissà che fine hanno fatto i guanti. Ma sarebbe carino togliere il cosciale sinistro. E’ incastrato cazzo, uffa dai ok si è toltooooo!!!!! Sono libera finalmente, di nuotare verso i miei guanti e i miei salvatori che vedo in lontananza e che vorrei avvertire!!!

...No. Ma proprio no.

Mi accorgo di essere bloccata come in una sciarpa-sarcofago di salvagente che blocca ogni possibile movimento finanche dell’alluce, tenendo tutto il corpo fuori dall’acqua di 50 centimetri e facendomi apparire come un manichino informe e rigido.

Non era il cosciale, il mio strumento di tortura ma…. il salvagente!

Uffa. Che fatica ma…. Ecco Santi che arriva!!! Mauri e Scanner in barca, poco distanti. Subito, gli urlo di togliermi lo strumento di tortura. Santi è contento che io stia bene, non capisce cosa blatero. Il cavolo di salvagente!!! Toglimelo!! Prima gli scarponi, decide. Ok. Un po’ di fatica. Stress per un barcone che arriva, non rallenta.

Via il salvagente. Ouf. Mi sento una stella del cinema. Per un po’ sarò al centro dell’attenzione, evviva!! Quanto sono figa. Eppoi non sono neanche stanca, solo un po’ stressata per la mancata libertà di movimenti dovuta al salvagente. Avrei voluto sistemare tutto prima dell’arrivo dei soccorsi, e recuperare i guanti (che in questa storia hanno assunto un po’ il ruolo delle tasche dell’imbraco in un certo libro n.d.a). Adesso, voglio solo salire nella barca con il mio amore che però mi intima NO!! Vai-nella-barca-grande. Guarda-che-bordello-c’è-qui. Non-ci-stiamo. Indicando il mucchietto della vela fradicia ormai tirata in salvo.

Bah. A me da sotto la barca sembra vuota… Io volevo fare James Bond fino in fondo, remarvi salvi a riva facendomi consolare, come la Perla di Labuan di Littizziana memoria, dal mio Sandokan.

Mesta mesta, invece, salgo con Santi tra i marinai che accolgono con stupore il mio essere femmina, come io sottovaluto la gelatinosità delle mie gambe. Barcollo sorridente e un po’ inebetita…..

…. Lo voglio fare ancoraaaaa…. Sshhhhhh!!! Pare che questo non si possa dire, in aeronautica!!

Ma sarà proibito o pericoloso? :)

Testo di:
smr
pilota V.D.S.

Foto di:
michael nesler




[stallo #2]



[stallo #4 -se cercate bene vedrete la pod in volo-]



[h2o + cloruro di sodio #1 -anche la pod è ammarata, la vedete?-]