Racconti di volo  e dintorni



Era sabato
31 03 2005

Era sabato, e nel blu terso e un po' ventoso delle 4 di un caldo pomeriggio indiano, tra le tante vele per aria, c'eravamo anche noi (il mio Jazz, ed io). Con un bel po' di quota conquistata a dire il vero senza fatica, sopra il decollo, veleggiavo pigramente qua' e la', felice di festeggiare con un bel volo il tanto ambito - e troppo rimandato - incontro con il cielo.
A un certo punto, in mezzo ad una decisa dinamica e a scoppiettanti termiche blu, e' cominciata pure la restituzione, e non si capiva piu' niente, dove mi giravo mi giravo il vario era tutto allegro e trillante, e io mi sentivo come risucchiata, ovunque, da un cumulo invisibile. Con queste condizioni, programmate le braccia sulla forza con cui pizzicare i comandi dopo le prime sberle e un paio di chiusurine, il momento di rilassatezza in volo era al suo apice: ero alta, sopra a tutti, beata, tranquilla, trasfigurata dal sorriso scemo del dopo metamorfosi, quello del camminatore sempre oppresso dalla gravita' che piu' si avvicina al decollo e piu' smania di liberarsene, e che appena s'invola e' tutto fiero di sentirsi senza peso; e mi godevo il panorama di laghi da poco apparso nella valle oltre la montagna, sulla mia destra, ancora qualche minuto e poi sarei partita con la fase di sperimentazione ma ancora no, non era il momento, avevo tutto il tempo e potevo stare li' a godermela, ancora per un po'.
Non c'era niente, in pratica, di cui preoccuparsi: le altre vele, numerose, erano tutte lontane e (ahemmm) tutte molto piu' basse, il costone stava bello appiattito e pacifico sotto di me, ed ero cosi' alta che non c'era piu' neanche alcun rischio di finire nel profondo venturi, a destra, ne' di essere sballotata nel sottovento, dietro.... ed e' in queste condizioni che a un certo punto con la coda dell'occhio vedo approssimarsi, in modo del tutto inatteso, dal nulla, e parecchi metri piu' vicino della soglia di sicurezza consentita dalla visione data dalla coda dell'occhio, una grossa ombra nera... troppo vicina per reagire in altro modo che girandomi di scatto, abbastanza spaventata da quella che gia' mi figuravo come la mia prima collisione in volo.
Dire che mi sono vista passare davanti tutta la mia vita potrebbe sembrare eccessivo, e lo e'... Sicuramente, ho visualizzato toccandola col casco la fastidiosa maniglia dell'aircone, ho pensato ai piloti indiani che in decollo stupiti mi chiedevano 'cos'e', ho pensato tra un po' lo vedrete cos'e'..... e quando stavo gia' alla fase di ripensamento dell'incidente, e mi autopunivo col pensiero per non averlo visto, lo stronzo, eppure strano sto sempre attentissima........... l'ombra si e' materializzata, e non di un parapendio si trattava ma di una gigantesca poiana indiana, che incuriosita si era posizionata accanto alla mia vela e volava, alla mia velocita', accanto a me, lontana dalla mia testa quanto il bordo d'uscita della vela.
1 metro e mezzo di apertura alare di uno dei piu' maestosi veleggiatori esistenti, con la massima tranquillita', aveva deciso di veleggiare, per un attimo, insieme a me. L'emozione e' stata tale che dopo avermi tolto il respiro, mi ha fatto emettere dei suoni inarticolati, poi ho urlato, ho iniziato nella mia solitudine a emettere versi inconsulti, mi sono commossa, ho pianto, ho cominciato ad agitarmi a muovere le gambe ad entrare ed uscire dalla selletta come una scheggia impazzita. E lei, meraviglioso uccello che non batte mai le ali, con un impercettibile movimento del corpo ha cambiato traiettoria ed e' svanita nel nulla. Stavo ancora cercando di riprendermi dallo choc quando e' tornata, l'ho vista che mi puntava da lontano, veniva dritta dritta verso l'ala tanto che mi sono chiesta cosa intendesse fare all'arrivo, e quando e' arrivata (siiiii!! Evvaiii!!!! e' tornata proprio quiii) mi e' sembrato che toccasse la vela con il becco come ad annusarla, poi si e' messa laterale e ha dato un colpetto d'ala alla bandella.... ed e' rimasta li'. A quel punto mi ero calmata, e ho approfittato dell'unica occasione che l'essere terrestre ha di vedere, immobile, un falco di quelle dimensioni ad ali spiegate. Ne ho osservato la natura frastagliata delle ali, le sfumature di colore, le lunghe piume a tratti mancanti come a segnare tante cicatrici, le dita mobili, la testa attenta che di scatto, si muoveva ad osservare punti a terra qua e la' o a ripulirsi il piumaggio del petto, le zampe ritratte ma armate di lunghi artigli, gli occhi vigili e mobili. Poi mi sono accorta che ce n'era un'altra, di poiana, dietro di me, e un'altra ancora, e una quarta. Erano in quattro, e mi seguivano tutte e quattro in un incredibile balletto. Ho provato a cambiare traiettoria, ho stretto la virata, sono tornata indietro, e loro.... mi hanno seguito.
Per una decina di minuti, letteralmente instupidita e incredula per quanto stava accadendo, guardando per aria fino a farmi venire il torcicollo e, appena tornata in me, cercando di imitare in modo puerile e un po' cretino quello che pensavo potesse essere il verso del falco, ho veleggiato insieme a 4 poiane giganti.

Nota: pare che sia molto comune in India volare con le poiane, che qui chiamano 'vultures' anche se sono animali che non hanno nulla a che vedere con l'avvoltoio.
Pare che a Billing, alle pendici dell'Himalaya, sia assai frequente trascorrere anche voli interi in compagnia di questi veleggiatori. Un mio amico pilota mi ha raccontato che una volta, a Billing, un vulture l'ha seguito per un po' e poi..... si e' posato sulla vela! Ha dovuto fare un po' di wing over per toglierlo....!


Testo di:
smr
pilota V.D.S.