Per volare in sicurezza





"Spirale stabile"
Parte 4
Corso sulla spirale
un S.I.V. di primo livello

Il corso ha visto 25 partecipanti di uno-due anni di brevetto, tutti soci del club. E' stato strutturato su due giornate e mezza: la sera del giovedì precedente ho tenuto una lezione di teoria, il sabato e la domenica teoria il mattino e pratica il pomeriggio.
Organizzativamente: prima del corso sono stati avvisati il 118, i carabinieri, i vigili del fuoco ed i responsabili di pubblica sicurezza dei comuni vicini.
Il corso si è svolto con decollo dal Comizzolo e le manovre erano èffettuate esclusivamente sopra lo specchio d'acqua del lago di Annone, la cui riva dista circa 200 metri dall'atterraggio. Per questa ragione, è stata predisposta un'imbarcazione per l'eventuale recupero di piloti che fossero finiti a bagno.
I piloti volavano con vele DHV 1 oppure 1-2, tutti indossavano un giubbetto salvagente, erano equipaggiati con radio e custodia a tenuta stagna e a tutti, prima di andare in volo, ho controllato la simmetria delle regolazioni della selletta e l'efficienza del paracadute di soccorso.
L'esecuzione della manovra è avvenuta secondo la procedura usuale: ingresso in spirale con trazione graduale del comando interno e leggera pressione del comando esterno; spostamento del peso dalla parte della virata con ulteriore trazione graduale del comando interno; uscita dalla spirale con rilascio graduale del comando interno con eventuale spostamento del peso e trazione del freno esterno.
Durante la serata di preparazione avevo chiaramente spiegato che, nel caso la vela non avesse rallentato in uscita dalla manovra, il pilota avrebbe dovuto trazionare contemporaneamente e simmetricamente i due freni fino a quando non avesse ottenuto una diminuzione della velocità, per poi raccordare l'uscita e controllare l'abbattimento con un uso graduale dei comandi. II primo giorno i piloti hanno effettuato quattro voli ciascuno, con tassi di caduta di 8-10 m/s, il secondo giorno con tassi' anche superiori.
Considerando la familiarità acquisita dai partecipanti, posso affermare che il corso è stato un successo; questo, almeno per 24 piloti su 25; perché proprio quel venticinquesimo è stato protagonista, suo malgrado, di una disavventura considerata possibile ma anche molto remota: ad una quota di almeno 200 metri, dopo il rilascio ed il visibile rallentamento della vela (un DHV 1-2), questa si abbatteva con le bocche al suolo innescando una violenta spirale instabile (accelerava in vite senza il comando del pilota); dopo pochi concitati istanti nei quali cercava di fermare la rotazione, il pilota sparava l'emergenza con l'Aircone, che si apriva proprio un istante prima dell'impatto con il suolo paludoso. Il pilota riportava un'infrazione alle vertebre coccigee. Per un certo verso è stato molto fortunato, per un altro un po' meno, perchè se lo scarroccio non lo avesse spinto verso riva, il tutto si sarebbe risolto con un bagno e nulla più.
Comunque, sul piano pratico ho potuto constatare che le reazioni dei piloti sono sempre state adeguate alle manovre ed alla situazione; anche il pilota che ha fatto emergenza ha reagito in modo appropriato alle circostanze. Si tratta di persone che volano con una certa assiduità e l'esperienza acquisita in unodue anni di volo ha consentito loro di avvicinarsi a questa manovra, oggettivamente acrobatica, con l'appropriata abilità di pilotaggio.
Si è trattato in assoluto di un'iniziativa molto positiva, anche se, come per ogni corso SN, si tratta di un'attività molto impegnativa per l'istruttore, tale da fiaccarne seriamente la resistenza psico-fisica.
Alla luce di quest'esperienza, ritengo che possa essere raccomandabile istituire dei corsi specifici sulla vite come dei "SIV di primo livello". Inoltre, sarebbe auspicabile strutturare il corso su_ almeno tre giornate o dieci voli, in modo da abituare gradualmente gli allievi all'accelerazione.
Ritengo sia opportuno non esasperare la manovra, mantenendo un tasso di caduta intorno ai -10 m/s, mentre sono convinto sia molto più utile addestrare l'allievo a modulare la rotazione; con questo si raggiungerebbero due scopi: abituare il pilota a controllare la vela anche in accelerazione ed a mantenere sempre quella lucidità necessaria per effettuare le manovre più appropriate.
Senza contare che un pilota in grado di modulare una spirale intorno ai -10 m/s è sicuramente capace, all'occorrenza, di raggiungere tassi di caduta anche molto più elevati. E' una realtà il fatto che molti piloti, una volta innescata una spirale molto forte, perdono il senso dell'orientamento e la capacità di controllare la rotazione; velocità più basse ma più controllate sarebbero di grande utilità alla crescita della preparazione.
Inoltre, ho verificato che per molti il problema maggiore della vite è dato, più che dall'accelerazione dal disorientamento causato dalla rotazione; per questo è molto importante insegnare loro ad osservare un punto fisso del suolo con lo sguardo che scorre lungo il proprio corpo, in questo modo l'entrata in vite è molto meno traumatica ed anche i più timorosi arrivano ad eseguire la manovra con una grande naturalezza ed un eccellente controllo. Per concludere, ci sono comunque due punti che ritengo fondamentali ed irrinunciabili: ogni manovra deve essere interrotta ad almeno 200 metri da terra, una quota tale da garantire il tempo necessario al rilascio del paracadute di soccorso; inoltre, come hanno poi dimostrato i fatti, trattandosi di una situazione potenzialmenté pericolosa, tutte le manovre devono obbligatoriamente avvenire su un lago, perchè, oltre a quanto successo al Cornizzolo a causa di una spirale instabile, non è da escludere che qualche pilota possa anche perdere i sensi durante la rotazione, evenienza non remota le cui conseguenze potrebbero essere fatali se non si trovasse su uno specchio d'acqua.




Enrico Frigerio
[fonte: Delta & Parapendio]