Per volare in sicurezza.




Nuovo record italiano
di distanza con il parapendio
223 chilometri

S uello (Lecco) Venerdì 17 maggio 2002 ore 21.05:
una telefonata annuncia agli amici in preoccupata attesa che Ermanno Pedroncelli, conosciuto anche con il soprannome di Grisu' è atterrato a Telfs, circa 3 km da Innsbruck, con un volo di 223 km dopo essere decollato dal monte Lema, al confine Italo-Svizzero tra il lago Maggiore e quello di Lugano.

Il decollo è avvenuto alle ore 10.30 l'atterraggio alle 21.

Il percorso: Lema, monti a nord della val D'intelvi (Valcavargna, Pizzo di Gino), Valchiavenna, St.Moritz, Engadina, Landeck, Innsbruck.

Alle 20.30 gli amici avevano già allertato il 118, l'ultima volta che era stato visto da un compagno di volo, Grisu' stava cercando di superare il confine tra Svizzera nella zona della Valcavargna, sulla parte nord del lago di Como, ma la base era bassa e le cime erano in nube.

Da quel punto in poi non c'erano più informazioni e la giornata era caratterizzata da condizioni meteo molto tecniche.

Alle 21 la telefonata ed il cessato allarme per il 118; il responsabile del Soccorso Alpino, ricevuta la notizia, era incredulo e doppiamente felice per l'icolumità del pilota e per la straordinaria prestazione.

Alla faccia della cabala che vuole il venerdì 17 come una giornata da trascorrere a letto, Ermanno ha stabilito il nuovo record Italiano di distanza con il parapendio superando di 5 km il record precedente, appartenente a Manuele Dondi; il record è stato effettuato ai comandi di una vela UP GAMBIT C.

Aire Cornizzolo, e gli amici del Parapendio Club SCURBATT si congratulano con Ermanno, un esempio di determinazione e umanità da imitare.


L'addetto stampa
Giorgio Sabbioni



Ermanno Pedroncelli, il nuovo detentore del record Italiano di distanza con il parapendio, per gli amici: Grisu', perché di professione fa il pompiere come nei sogni del famoso draghetto.

Trentatré anni, fisico atletico da alpinista, volto bruciato dal sole delle sue montagne di Valchiavenna.

Carattere schivo e modesto, volontà ferrea.; da alcuni anni pilota del team AIRE.

Per darvi una idea di chi stiamo parlando: nel 1999, su stimolo di un amico che un po' per scherzo lo sollecita, si iscrive al trofeo Kima, una skyrun (maratona d'alta montagna) di circa 50 km che si tiene in val Masino a quote oltre i 2500 metri; una delle più dure in Europa, se non la più difficile in assoluto, con un dislivello in salita di circa 3700 metri.

Ermanno comincia ad allenarsi ad inizio giugno, la gara si svolge a metà agosto e la classifica finale lo vede al settimo posto a soli 17' dal vincitore.

Per fare un paragone e per chiarire la valenza dei campioni in gara per questo specifico genere di competizioni: è come se Ermanno fosse arrivato settimo alla maratona di New York.

Come scritto, Ermanno ha una volontà ferrea; la sua caparbietà ne ha fatto un pilota in costante crescita; vale la pena di citare il record Italiano di triangolo FAI di 124 km portato a termine in coppia con Manuele Dondi.

Più di una volta, alla fine di una giornata di volo, con il sole al tramonto e le termiche ormai spente, lo abbiamo visto arrivare in atterraggio dopo cross lunghissimi e traversi ritenuti impossibili a quell'ora.

Molto probabilmente è questa sua caparbietà e capacità di sfruttare ogni minima ascendenza che gli ha consentito di stabilire un record che aveva pianificato ma che venerdì 17 maggio non sembrava alla portata.

Ma sarebbe riduttivo definire Grisù un campione di parapendio, lui è più un 'conquistatore d'orizzonti' e nelle sue parole c'è la sua filosofia: "Lontano, probabilmente ci vado perché sono curioso di scoprire cosa ci sia dietro una montagna o in fondo a una vallata che non conosco, ma nel volo niente dovrebbe spaventare se lo viviamo con lo spirito giusto, cioè che deve essere puro divertimento, in caso contrario, probabilmente, sarebbe meglio smettere".

Ermanno si è cimentato, con buoni risultati, anche nelle gare, a detta di alcuni soffre ancora un po' della sua irruenza, ma Enrico Frigerio e Marcello Tessieri, i due patron di AIRE Cornizzolo, hanno per lui una stima incondizionata e molta fiducia nel suo futuro di pilota.

Non sappiamo se Ermanno in futuro continuerà a volare oppure, se vorrà dedicarsi a sfide ancora più difficili al di fuori del mondo del volo; comunque vada, si è già guadagnato un posto d'onore nella storia del Volo Libero Europeo.



Giorgio Sabbioni



--------------------------------------------------------------------------------
Un venerdì 17 da record

Chi l'ha detto che venerdì 17 porta sfiga e che le giornate che iniziano male finiscono peggio?

Di Ermanno Pedroncelli


Venerdì 17 maggio, era una settimana che io ed i miei amici: MATTEO WIEBER e MASSIMO BORRONI ci ripetevamo che sarebbe stata la giornata giusta, (anche perché era l'unica libera...).

Ritrovo alle sette a casa di Matteo, a Suello, prima tappa e primo intoppo in gelateria a Cesana per la colazione, era chiuso!!

Saliva la tensione, prima di un volo impegnativo ho sempre bisogno di un cappuccio e un paio di brioche.

Ci avviamo verso la Svizzera, prima di entrare in dogana ci fermiamo in un panificio per delle provviste.

Altro intoppo: quando la ragazza ci chiede che tipo di pane vogliamo e Massimo gli risponde che al mattino lo preferisce morbido, non ci resta che sorridere, ormai la giornata ha preso la sua piega.

Ci avviciniamo al monte Lema, il cielo e' parzialmente velato e c'e' una foschia da schifo.

Massimo e' sempre più perplesso e continua a ripetere: "A le mia buna (non e' buona), al gha' rasun l'Alberto, le drè a vignì dend al frunt (ha ragione Alberto, sta' entrando il fronte)", Matteo, un vero duro che di solito non s'arrende neppure se lo prendono a botte dal tanto che e' deciso, inizia a manifestare una certa incertezza; dal canto mio, continuavo a ripetergli che era solo umidità e che sarebbe migliorata col tempo, non potevo permettermi altro, nessuno avrebbe rincuorato me. In funivia facciamo biglietti e iscrizione per la gara (Concorso Monte Lema 2002 - n.d.r.).

Dieci e un quarto, stendiamo le vele, la brezza e' già sostenuta e sopra di noi cumula alla grande, purtroppo la base e' un po' bassa, Massimo e' sempre più perplesso e Matteo ed io aspettiamo che migliori, c'e' subito un traverso abbastanza lungo da fare, abbiamo bisogno di quota per non bucare subito.

Undici meno un quarto, non e' migliorato niente, anzi, i cumuli sono talmente sviluppati che ombreggiano tutto, decidiamo di partire, non prima di avere detto la parola chiave: dare in ........

Quattro giri e siamo in base, io parto per il traverso mentre Massimo grida a Matteo: "Andiamo ad atterrare, non mi piace", erano passati cinque minuti.

(Vorrei specificare una cosa: Massimo e' un bravissimo pilota, vola poco e nonostante tutto realizza dei magnifici voli, solo quindici giorni prima aveva percorso più di cento chilometri dal Cornizzolo a Bormio,"bravo", ma quella giornata era particolare, infatti, dei tre, era stato l'unico ad aver lavorato per tutta la notte e non aver riposato).

Io e Matteo andiamo avanti, agganciamo le montagne più alte e ci illudiamo che il peggio sia passato.

Matteo atterra in una vallata che sembra l'inferno, mentre io mi salvo in corner e riesco ad andarmene verso casa mia in Valchiavenna, oramai mi sono temprato, non mi illudo più per nulla, neanche delle montagne che conosco come le mie tasche.

A singhiozzo, tra termiche rotte e sventagliate raggiungo il passo del Maloja alle porte dell'Engadina, nel frattempo le basi si sono degnate di portarsi sui 2800.

Entrato in Engadina, la prima sorpresa positiva: la foschia, come per incanto, svanisce e mi trovo davanti un paesaggio meraviglioso fatto di vallate verdi, laghi e maestose montagne ricoperte di neve.

Ma, non e' tutto oro quello che luccica, le basi, se mai il vento mi permettesse di raggiungerle, rimangono moderatamente basse.

Passato St.Moritz incontro la grande grana della giornata: arrivo basso sopra un paese investito dal vento e dal forte irraggiamento solare, ho due alternative, mettere la coda fra le gambe e avviarmi verso una dignitosa ritirata, oppure accettare la sfida e farmi frullare un po' in quel calderone tenendo i freni sotto il culo per evitare capottoni, sperando di raggiungere una quota dignitosa per poter scappare, anche a metà costone.

Scampato a quella 'lavatrice', fino al confine con l'Austria non succede niente di particolare, riesco ad andare avanti con una quota medio bassa per la zona e purtroppo lento per un qualsiasi record; l'ora del tramonto si avvicina, le vallate ombreggiano ed i cumuli si dissolvono davanti a me.

Non mi resta che prenderla con filosofia e godermi quello splendido tramonto che illumina col suo colore arancio tutte le vette innevate e un immenso ghiacciaio, non rinunciando, però, all'ultima speranza di trovare la termicuzza che mi porti più avanti.

Detto fatto: ecco che sulle ultime roccette assolate disponibili, si alza in volo un aquila che inizia a termicare, non ci penso due volte, se lei e' aquila io sono falco e mi avvento con prepotenza in quella termica, mi spiace per l'aquila ma e' questione di vita o di morte.

E' la termica della giornata, debole ma sufficiente per avere la quota necessaria per aggrapparmi a una catena montuosa più alta, dove, in termodinamica alle otto di sera raggiungo i 2600 mt, lì davvero mi godo il tramonto; ai duecento km ne mancano pochissimi e io devo solo andare avanti e indietro per questo costone cercando di salire il più possibile, perché dopo c'e' solo una lunghissima e sospiratissima planata verso Innsbruck.

La planata e' stata un godimento unico, in velocità ed efficienza e con l'occhio puntato sul GPS in attesa del mitico scatto sui 200, pronto a festeggiare come allo scoccare della mezzanotte dell'ultimo dell'anno. Al momento del passaggio ho fatto un gran casino nel cielo di quella valle, peccato che fossi ancora troppo alto per potermi procurare lo spumante.

Chi l'ha detto che venerdì 17 porta sfiga e che le giornate che iniziano male finiscono peggio?

A una decina di chilometri dalla futura meta, con le luci dei paesi sotto gia accese, mi e' toccato togliermi gli occhiali e girarmi un 300 mt in termica di convergenza, (non mi meraviglia più niente). Passato il paese di Telfs c'e' un immensa piana ed in fondo scorgo una porzione di prato falciato, decido che e' il mio atterraggio, il GPS puntato sul GOTO Lema, segna 223 km; non mi resta che piangere, ma non l'ho fatto, non sono abituato, forse, per i favori di una bella ragazza avrei versato fiumi di lacrime.

L'ora e' tarda e devo avvisare subito in Italia, sicuramente saranno in pensiero, chiamo casa e subito dopo ricevo la telefonata del mio amico Enrico Frigerio, che dopo essersi accertato delle mie condizioni mi ha chiesto: "Ma dove sei?, abbiamo gia allertato il 118!"; io di risposta: "Sono in Austria, ti bastano 223 km?", penso che abbia pianto per tutte e due.

Per il recupero ci voleva solo un santo e visto che era la mia giornata fortunata e' arrivato all'una di notte San Matteo, che, poverino, dopo aver fatto solo la parte peggiore del volo, ha voluto venire di persona a recuperarmi, in compenso ci siamo abbracciati (specifico:IN MODO AMICHEVOLE) e abbiamo potuto festeggiare insieme."GRAZIE MATTEO".

Nottata in autostrada per il rientro, con tantissimo traffico di Tedeschi che venivano in Italia per il ponte di Pentecoste.

Siamo arrivati a casa alle 6 di mattina, che giornataccia!!

Però ne è valsa veramente la pena.

Nei giorni successivi ho ricevuto tantissimi complimenti da parte di tutti, probabilmente ad alcuni non ho risposto, vorrei scusarmi se non l' ho fatto, di solito sono già stralunato di mio, in questo periodo e' tutto amplificato, perdonatemi!

Un saluto a tutti e buoni voli.

Ermanno Pedroncelli